venerdì, ottobre 16, 2009

God bless the gypsies





Ancora una volta mi ritrovo ad apprezzare i costumi dei gitani, ma occorre a questo punto una premessa. In Spagna si è posto di moda un 'genere' televisivo: quello degli pseudodocumentari girati in situazioni e contesti di povertà meteriale e miseria culturale. All'interno dell'anticonvenzionale "Intermedio" del Gran Wyoming presentavano una parodia del genere giustamente intitolata "Pordioseros".


Ad ogni modo, in uno di questi programmi veniva intervistata una giovane madre gitana, cui era stato assegnato un appartamento, grazie ad uno di quei programmi di inserimento sociale dei gitani ... bla, bla, bla ...


Il dato piú sconvolgente era questa sorta di "imborghesimento intellettuale" cui veniva sottoposta attraverso la pressione sociale: cioè le veniva insegnato quale doveva essere una vita "giusta", con un lavoro, una casa "normale", degli orari normali, dei modelli educativi convenzionali etc ... Ho avuto l'impressione indiretta che le venissero trasmessi tutti quei desideri tipo "voglio quello che hanno i ricchi", quelli che se lo sono meritato ... Non sarò io a mettere in discussione il sistema di insegnamento universale, né il fatto che ci debbano essere delle regole che tutti devono rispettare: lo Stato è lo Stato, ci mancherebbe ... quello che forse mi sembra di osservare è la mancanza di un coinvolgimento reale delle culture diverse nell'elaborazione del modello di insegnamento.


In poche parole quello che mi sorprendeva era il livello di assuefazione che aveva raggiunto la gitana "socialmente inserita". Le veniva chiesto cosa provava vivendo in un appartamento e non in un villaggio gitano, cosa pensava della scuola, etc ... Il che era sintomatico del livello di inserimento sociale presunto di questa persona. Però c'era un limite insuperabile: le hanno infatti chiesto "Cosa ti manca della tua vita passata?". La risposta, disarmantemente sincera è stata: la vita in famiglia. È cosí. Per quanti limiti, difetti e carenze possa avere l'organizzazione sociale dei gitani, all'intervistata mancava proprio una delle cose piú preziose che si coltivano in famiglia e che la vita "urbana" non può garantire: vivere tutti assieme: nonni, zii, cugini e fratelli .. tutti nello stesso posto, le discussioni davanti al focolare, improvvisto in strada ... la famiglia su piú livelli, bambini che giocano e si confrontano con bambini, no figli costretti a relazionarsi con gli adulti, chiusi dentro ai 4 muri dell'appartamento (ottima localizzazione, con molti servizi, parcheggio e pochi vicini ...) di città, nella desolazione che guizza fuori dal volto di un papà stanco, "liberato" per un'ora al giorno - dopo un ottavo della propria vita pressoché regalato al datore di lavoro - da trascorrere con i figli. Che discorsi può fare un padre o una madre che hanno lavorato per 8 ore arricchendo qualcun altro ad un bambino? Stanchi, e con l'unico desiderio di andare a dormire e sognando il prossimo "ponte" per una stressantissima gita fuoriporta?
Non pensiate che i gitani siano gli 'zingari' italiani. Lo sono e non lo sono. Un'affermazione sconvolgente o incomprensibile? Se volete, ne parliamo assieme.


Dio - se proprio ci dovesse essere - benedica i gitani.
۞ stella di satana