martedì, novembre 29, 2005

Appunti di viaggio 05


Foto : bar caffetteria a Santa Monica, California (USA)
© stella di satana, Posted by Picasa
A volte ci capita di dover comprare dei fiori. Il posto migliore dove poterlo fare a Valencia è la Plaza del Ayuntamiento. Si tratta di un enorme spazio urbano frutto di demolizioni attuate all'inizio del secolo scorso e che oggi pudicamente definiremmo "sconsiderate" dal punto di vista storico. Un errore degli architetti (Ah! Questi incoscienti!), una colpa dei politici dell'epoca. Fatto sta che oggi questa piazza esiste, e pare che sia stata "remodelada" piú volte. Questa è l'impressione che si ha all'osservare disarmati (personalmente non riesco a farlo in altro modo) i chioschi dei fioristi che messi lí in bella mostra da qualche progettista.
Non è mia consuetudine svilire il lavoro altrui, almeno pubblicamente, né ho l'arrogante pretesa di farlo ora. Mi interessa partire dall'organizzazione concettuale prima e fisica poi, per riflettere (criticamente) sul lavoro degli architetti in generale; partendo da un episodio specifico per condurre il discorso verso il generale.
Ieri ho comprato una rosa rossa; l'ho comprata nel chiosco che si trovava in corrispondenza del passaggio pedonale. Il volto della fiorista aveva un'espressione cortese, un fare deciso che dava l'idea di una persona organizzata, pratica ed intelligente : la tipica giovane donna valenciana.
Cosí ho comprato quel fiore lí, in quel chiosco, non senza chiedermi una cosa : come faranno a mettere in atto una concorrenza leale tutti questi piccoli imprenditori nei loro 4 o 5 chioschi marroni tutti uguali?
Il designer dei chioschi sembra aver voluto mantenere la conformazione tradizionale del chiosco (una cabina metallica) optando per la sua riconoscibilità, ma al tempo stesso volendone semplificare la linea. Una scelta coscienziosa, senza dubbio. Le mie perplessità nascono nell'osservare la disposizione statica di quei chioschi, messi in fila, tutti uguali : nonostante tutto, il libero mercato (nella sua accezione positiva) si regge sull'esatta ubicazione del passaggio pedonale, qualche misero addobbo "rubato" alla sobrietà del design dei chioschi ed il volto gentile della fiorista.
Eppur si muove! - come dire - forse funziona, ma - a parere del sottoscritto - ne deriva una misera immagine urbana. Cosí rimpiango - al di là di una qualsiasi velleità antistorica - la vivacità dei centri storici medievali : penso a Ferrara, Mantova, Barcellona ...
E non posso evitare di osservare la stessa attitudine progettuale nel lungomare valenciano : una passeggiata interpretata come un trionfo di dozzinali mattonelle di cemento e chioschi rigidi e quadrati, per carità "ordinati e puliti", ma tremendamente noiosi, la materializzazione della negazione della vita, un aborto costruito.
Forse passeggiando con lo sguardo perso verso l'orizzonte, questo dolore ci si fa meno pesante ... però voglio rivolgere un messaggio ai colleghi (rinnovando quello dei maestri post-moderni italiani) : svegliatevi ed osservate, camminate a piedi nudi per i campi, passeggiate per le città.
Avendo parlato di qualità, non posso esimermi da un discorso sulla quantità, per cui riporto un vecchio articolo di Gianluigi D'Angelo apparso ne Il Riformista del 30 ottobre 2003 con il titolo "L'Italia è il paradiso degli architetti", fortunosamente riprodotto su : http://www.b-e-t-a.net/~channelb/forum/003maledetti/
"Italia paese di poeti, santi, navigatori? niente affatto, l'Italia è il paese degli architetti!
Ebbene sì, almeno secondo le statistiche del sito web Archiueuro del CNAPPC, Consiglio Nazionale
degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori il 29,3% degli architetti in Europa è
italiano. Uno su 3,41 se preferite. Questo dato si traduce nel territorio italiano con una media
di un architetto ogni 548,8 abitanti. Un dato sorprendente se pensiamo per esempio che nel Regno
Unito abbiamo un architetto ogni 7.413 abitanti, in Francia ogni 3165 abitanti e in Olanda ogni
2039 abitanti. Un primato che se letto in un contesto anomalo come quello italiano, costellato da
un popolo sterminato di geometri e dove la stessa professione è svolta da diverse figure
professionali e da albi obsoleti che permettono la professione anche agli ingegneri elettronici
oltre a quelli edili e civili, cambia i toni passando dalla commedia grottesca alla tragedia
greca. Purtroppo la situazione è oltre ogni ammissibile soglia e se consideriamo i dati degli studenti
iscritti alle Facoltà di Architettura europee vediamo che la tendenza continua a crescere infatti
uno studente di architettura su 2,7 in Europa è sempre italiano. Anche facendo riferimento agli
Stati Uniti le cose non cambiano, anzi! Abbiamo 76000 studenti iscritti contro i 45000
d'oltreoceano che si diventano ogni anno oltre 6000 nuovi architetti in Italia e 8356 negli Usa. Le possibilità professionali sono ridottissime, le parcelle sono ridotte perchè devono competere
anche con quelle dei geometri, e la qualità degli edifici è scadente per la poca esperienza
professionale e l'incapacità delle università nel formare completamente una figura professionale
come quella dell'architetto. Da questo presupposto facciamo un salto indietro e ripartiamo dall'inizio, proprio dalle
università, cercando di capire passo dopo passo il futuro di chi vuole diventare architetto. La
prima domanda è: quanto tempo impiega uno studente di Architettura a laurearsi in Italia? La mia ricerca parte dal sito web del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
(MIUR). Consulto e incrocio i dati statistici ufficiali riguardanti tutte le Facoltà di
Architettura Italiane. Fin dai primi dati generici il quadro della situazione risulta abbastanza
chiaro: disastroso! Per quanto riguarda i fuoricorso il 58% di questi si laurea con almeno 4 anni
fuoricorso. Ovvero ci mette minimo 9 anni al conseguimento della Laurea.Ma questo dato generico nasconde al suo interno diverse realtà. Se da un lato abbiamo piccole
realtà come Ascoli dove l'88,2% degli studenti si laureano con al massimo due anni fuoricorso e
nessuno va oltre il terzo, dall'altro abbiamo facoltà come Pescara che detiene il record negativo
con la stessa percentuale dell'88,2% di studenti fuoricorso da almeno 4 anni!!! Segue al secondo
posto la Sapienza di Roma con l'86%. Al terzo posto troviamo la Federico II di Napoli con l'81,6%
e Firenze al quarto con "solo" il 77,3% di fuoricorso da almeno quattro anni.Queste 4 Facoltà insieme costituiscono il 37,6% della popolazione studentesca di Architetti.
Quindi possiamo dedurre che oltre un terzo degli studenti italiani che studiano Architettura
invecchia nelle facoltà fino almeno ai trent'anni. Solo questo sarebbe sufficiente per renderci
conto di quanto sia grave la situazione. Andiamo a vedere ora dettagliatamente Facoltà per Facoltà
i dati complessivi dei fuoricorso e di quelli in corso che ho sintetizzato in questa tabella.Innanzitutto notiamo subito che le uniche Facoltà che funzionano e che hanno una percentuale di
fuoricorso contenuta entro il 30% (che comunque è un range abbastanza generoso) sono quelle che
hanno al massimo 1000 iscritti, quindi le piccole Università e i distaccamenti. Infatti Le
percentuali maggiori di fuoricorso spesso le troviamo nei grandi atenei con eccezioni come il
Politecnico di MIlano, che è la facoltà con la popolazione maggiore di studenti di architettura e
che ha solo il 23,8% di fuoricorso. Eccezione al contrario è ancora Pescara che nonostante risulti
una medio-piccola Facoltà ha la seconda percentuale più alta di fuoricorso con il 63,6 % solo dopo
Napoli con il suo terrificante 76%. Percentuali che crescono ancor di più se prendiamo in esame
solo i dati della vecchia laurea quinquennale: 87,4% di fuoricorso a Napoli e 79,1% a Pescara.In generale comunque a parte questi picchi terrificanti la situazione è preoccupante. Le piccole
facoltà anche tutte insieme non sono rappresentative a livello statistico e tranne Milano e in
parte Venezia e Roma3 il resto degli Atenei ha oltre la metà degli studenti fuoricorso. Con queste
percentuali la Facoltà di Architettura risulta essere nel sistema universitario Italiano uno dei
fanalini di coda in assoluto, con l'età anagrafica dei laureati tra le più alte con oltre la metà
degli studenti che si laurea tra i 30 e i 34 anni!Le università invecchiano e scoppiano di iscritti, solo il politecnico di Milano conta il doppio
di tutti gli studenti di architettura del Regno Unito con oltre 13000 iscritti contro i 7948
studenti di architetura d'oltre manica. Ogni anno ci sono 3000 iscritti in più nonostante le
lauree triennali stiano in parte contenendo questo andamento. Arriviamo allora intorno ai
tren'anni con una laurea in Architettura e visto che lavoro non c'è si fa un master.Si moltiplicano di anno in anno master sempre più costosi che in alcuni casi sono solo il frutto
di un'operazione di marketing che qualche altro architetto ha inventato perchè anche lui non
riuscendo a lavorare come tale cerca di guadagnarsi da vivere nel sistema della formazione
d'eccellenza. Spesso con altrettanti scarsi risultati. Altro fenomeno e quello dei dottorati nelle
università, altro parcheggio in attesa di futuro impiego, dove al posto di ricerche si fanno le
lezioni per il professore di turno che non ha tempo a sufficienza perchè impegnato nel suo studio.
Quindi ricapitolando dopo dieci anni all'Università o si fa qualche master o si fanno i dottorati
e si arriva ai 33-34 anni. Ancora senza guadagnare un euro, anzi continuando ad "investire" su se
stessi. A conti fatti sono usciti dal portafoglio decine e decine di migliaia di euro e ancora non
si vede l'ombra di un quattrino. Le possibilità di lavoro sono scarse per via del soprannumero ed
il sistema legistaltivo con le leggi come la Merloni favorisce i pesci grandi e non da scampo ai
piccoli studi associati. Insomma non c'è nulla da favore.Nel paese degli architetti con la più alta percentuale al mondo di rapporto architetti su abitante
e dove anche un ingegnere elettronico può costruire edifici che altra possibilità c'è? Non
possiamo biasimare troppo quelli che scappano all'estero, quanti sono gli italiani che hanno la
possibilità di arrivare a 34-35 anni senza ancora aver iniziato a lavorare? Il Governo non può
ancora ignorare questa situazione perchè forse è già troppo tardi. Bisogna ripatire dalle
Università e abrogare la Merloni. Non è certo con i condoni che si risolve il problema del lavoro
degli architetti e nemmeno delle finanze delle casse dello stato visto che per portare i servizi
agli edifici condonati costerà molto di più di quello che lo stato avrà incassato".
۞ stella di satana

martedì, novembre 22, 2005


Foto : cartello stradale in Spagna

© stella di satana, Posted by Picasa






Oggi riflettevo nuovamente sui mezzi di trasporto collettivi. I mezzi di trasporto collettivo sono il luogo ideale di appostamento per l'osservazione dell'umanita', o almeno dei suoi ceti inferiori di cui orgogliosamente faccio parte.



Oggi ho preso l'autobus e sono entrato in un ghetto. A stento impediro' al mio cervello di librarsi sul bordo di un'ulteriore divagazione etimologica attorno al veneziano termine "ghetto".



Mi voglio dedicare all'inutile arte dell'osservazione dell'umanita', cara a menti limitate ma curiose come quella del sottoscritto.



Oggi - dicevo - ho preso un autobus fuori dal normale orario. NOn che cio' cambiasse qualcosa, ma lo volevo segnalare come mero dato cronologico. Mi sono fermato presso gli stands della Fiera di padova per assaporare i sapori delle Regioni italiane. E' stato disarmante ma costruttivo osservare i prodotti gastronomici italiani decantati da gestori di stand che nulla avevao a che spartire con la regione di provenienza dei prodotti; quasi come le mozzarelle altoatesine che divoravo quando vivevo a Valencia.



L'autobus era uno di quelli snodabili (nella mia mente contribuiscono a evocare immagini del secondo Dopoguerra) e lo snodo o cerniera fungeva - meglio di un parallelo - a ripartire le razze del pianeta : ricordo di un passeggero che, avvicinandosi alla zona retrostante del mezzo (sulla quale mi affacciavo, NdR) ha deciso di tornare indietro : probabilmente aveva avuto la sensazione di trovarsi in africa e non aveva gradito.



Io invece ero felice nell'osservare la macedonia di razze cui nell'autobus avevamo dato vita. Un mix pazzesco : c'erano delle signore di colore dall'espressione felice, quasi compiaciute del fatto di avere un ruolo - per quanto marginale e modesto - nella compagine dell' "Europa pacificata" piú volte evocata nella stampa universale. Una di loro aveva un'acconciatura che ricorda foto della Louisiana degli anni '40 : l'epoca in cui la democrazia iniziava a non sembrare piu' uno spettro da rivista borghese "bianca".



C'ero io, prototipo dell'imbronciato cittadino europeo che aveva demandato, - castrandola - il potere universale della musica a due misere cuffiette da lettore Mp3. Piu' in fondo sedevano i protagonisti di queto racconto da quatro soldi, frutto di una mente frustrata da idee di pseudo-pacifismo intrinse di un tocco di Marx (la mia, sigh!).



Una coppia di soggetti piuttosto insolita : una ultra-quarantenne dell'est-Europa ed un ultra-trentenne nordafricano intrattenevano una conversazione alquanto sincera e, oserei dire (ed immaginare) intima. Al di la' dei loro credo, al di la' delle loro abitudini e tradizione, quei signori parlavano amichevolmente. Si sorridevano con sguardi da complici ed espressioni tenere. Osservavo quei gesti e quel modo di ammiccare fraterno che rivivie dopo decenni di amicizia nei volti delle persone che amo. La mia compagna - psicologa, NdR - mi conferma che le espressioni facciali sono una delle poche cose che l'umanita' condivide in maniera "universale" (da qui la scoraggiante ripetizione del termine in questo post!!!).




۞ stella di satana

Blog di Sara Postacchini http://www.wicca.it/blogs/album/24/0

martedì, novembre 15, 2005

Politiken 06


Foto : casa a Monserraz (Alentejo, Portogallo)
© stella di satana, Posted by Picasa
Nell'era globale ai cittadini del mondo viene lanciata la sfida di salvare capra e cavoli. Ci si dovrà inevitabilmente cimentare con la salvazione del locale ed al contempo la costruzione di un mondo di valori universale. Alcuni non l'hanno ancora capito, soprattutto quelli troppo stanchi dopo ore in un call center , gli assuefatti dell'aspartame, i cittadini alle prese con mutui bancari ed assicurazioni. Apparentemente lontana dalle loro preoccupazioni quotidiane, esiste il problema di limitare l'omogeneizzazione generalizzata. Ma, avverte il filosofo padovano, la soluzione non sta nel locale.
Un tema fondamentale, ma accantonato dai discorsi ufficiali sulla pasticciata devolution, rimane al margine delle riflessioni di qualche paranoico. Questo mi affligge. Che fine faranno i dialetti? Trasmetteranno qualche vocabolo fossile nell'inglese di domani?
Salvare capra e cavoli significa imparare l'inglese senza dimenticare il dialetto. È cosí difficile destreggiarsi tra due o piú idiomi? La Spagna ha molto da insegnare, almeno per quanto riguarda la salvaguardia delle lingue locali senza scontrarsi con l'apertura al progresso : esistono pagine web di apparati pubblici in catalano/castellano, valenciano/castellano.
Avverto chi tenterà di rifugiarsi nella banalità di "una diversa situazione socio-linguistica di partenza" che in una Spagna oppressa dalla dictadura fraquista le lingue locali (al pari dei dialetti italiani) erano considerate il sinonimo dell'ignoranza. Eppure oggi la permanenza delle lingue locali è garantita : addirittura consente di aumentare ai candidati dei concorsi pubblici il proprio punteggio.
Abbiamo avuto abbastanza tempo, è giunto il momento di strappare l'esclusiva della difesa dei dialetti dalle mani di presunti indipendentisti dell'ultim'ora : la questione linguistica non prevede un aut aut.
۞ stella di satana

Pensieri fugaci 06


Foto : costruzione presso il Passo delle Cento Croci, Varese Ligure (La Spezia, Italia)
Courtesy of Sylvia Stuurman
Visit her web site : http://www.sylviastuurman.nl/
Ci crediamo unici. Che condanna miserevole. In realtà esistono profili umani che si ripetono, copioni che misteriosamente ci vengono assegnati. Alcuni credono che durante la gravidanza, vengono impresse caratteristiche definitive al futuro neonato, riflesse nelle pieghe della pelle delle mani. Fatto sta che poi si nasce e si segue un copione : nemmeno la soddisfazione di poter vantare originalità ci lascia questa esistenza straziante! Chi ha capito bene questi meccanismi sono le grandi imprese che selezionano accuratamente il personale con test messi a punto da decenni di indagini psicologiche. Eh si! Anche le scienze psicologiche sono al servizio del capitale, come tutte le altre grandi discipline! Come funzionano? Bisognerebbe essere un addetto ai lavori per saperlo, tuttavia, dopo aver partecipato a due selezioni che prevedevano il test, posso dire di conoscerne un po' la logica, questo anche grazie all'opinione di psicologi che ho consultato. Il nostro pattern personale ricalca quello di altri. Non importa rispondere correttamente ai quesiti, esistono strumenti occulti di valutazione : vedere quante volte si risponde coerentemente, dimostrando cosí di essere troppo rigorosi, al limite della paranoia e meccanismi del genere. Importa capire il profilo psicologico del concorrente : troppe risposte corrette = paranoico, dimostrazione di saper gestire i diverbi aziendali con i colleghi = rammolito. Ma non sussiste condanna alcuna, non preoccupatevi : la riuscita della selezione dipenderà dal profilo che l'azienda sta cercando : un isterico o un invertebrato! C'è un'opportunità per tutti secondo la folle teoria liberista (badate bene : ho scritto liberista, non liberale). Eppoi lo sappiamo che le grandi imprese automobilistiche producono macchine per giovani rampanti ("sportivetta"), donne condannate a voler essere eterne ventenni (vere e proprie palle rosa con le ruote), padri di famiglia (station wagon)! Avete mai visto un uomo di 40 anni alla guida di una vecchia Y10 ? Io si, ed ho tosto dubitato della sua virilità. Questo discorso non è per deprecare il recruting aziendale, è per cancellare energicamente dalle nostre menti la mediocre Utopia dell'originalità.
۞ stella di satana

mercoledì, novembre 09, 2005

reti


© stella di satana, Posted by Picasa
Parafrasando senza pretese il maestro di Danzica, credo di poter ricordare all'Umanità che per l'esistenza non c'è nulla di piú dannoso quanto l'ottimismo.
http://it.wikipedia.org/wiki/Schopenhauer#Il_rifiuto_degli_ottimismi
Spesso assume toni arroganti, sbandiera fiducia nella Scienza di qua e di là; il fallimento della Ragione e la morte di Dio (che prima di quanto possiamo immaginare si annuncerà anche in Oriente) ci hanno lasciati come naufraghi in questo oceano di telefoni cellulari, linee ADSL ed automobili che non compra piú nessuno. Fiat e Seat sono alla frutta, qualcuno forse chiederà l'amaro dessert della cassa integrazione senza aver ancora capito cos'è lo sfruttamento, tra il silenzio e l'indifferenza di quelli che "c'ho il mutuo da pagare".
Sembra sempre che la Filosofia sia un sapere astruso, un nettare caro a pochi eletti, quando invece dovrebbe assumere un altro ruolo, non chiedetemi quale, lo sapete già.

lunedì, novembre 07, 2005

Politiken 02


Foto : Ilheu (Azzorre, Portogallo)
© stella di satana, Posted by Picasa


Ogni giorno che passa, mi riconosco sempre piú nelle iniziative programmatiche di una certa parte, in alcuni casi anche contro la mia volontà.
Trovo altresí una sorta di "conforto ideologico" nelle pagine di Liberazione on-line. Leggo e mi sento meno solo. Per esempio (ri)scopro l'ordine del giorno 38/04 del Comune di Roma, di cui si parla qui :

http://www.liberazione.it/notizia.asp?id=3790

Ma soprattutto nella lettura della rivolta francese di questi giorni che si può leggere qui nell'intervista all'On. Fausto Bertinotti :

http://www.liberazione.it/notizia.asp?id=3792

Ne riporto un brano significativo :
" (...) Conflitti. Si possono ascrivere a questa voce le rivolte che stanno infiammando le banlieu parigine?
No, non mi pare. E sotto che voce le inseriresti? Credo siano una spia, un'altra drammatica spia della crisi di civiltà che stiamo attraversando. Una spia, un'altra drammatica spia di quanto vasta e profonda sia la crisi della politica. Insomma, voglio dire che laddove la politica non arriva, laddove non è in grado di inserirsi o di proporre un conflitto con una controparte, ecco che trova spazio la ribellione distruttiva. Lo chiamo conflitto orizzontale: contro tutto e tutti.
La soluzione?
Quelle prospettate, le misure repressive, sarebbero sbagliate, sbagliatissime. Oltre che inefficaci. Perché anzi, darebbero a quella ribellione prepolitica, un obiettivo sul quale catalizzarsi, concentrarsi. Esattamente come avviene negli stadi, dove tante curve urlano solo il proprio disagio, il proprio malessere. Lo urlano a tutti, contro tutti. Salvo poi concentrasi contro qualcuno, quando questo si manifesta. No, purtroppo, anche se più lenta e difficile, non c'è alternativa al ritorno in campo della politica. L'unica in grado di fronteggiare il tuo "competitore".
Scusa a chi ti riferisci?
Lì, nelle banlieu parigine, al fondamentalismo. Perché l'arrivo di concezioni filosfiche e religiose sul terreno secolare, sul terreno della secolarizzazione, ti racconta solo del deficit di politica. Lì, una concezione religiosa e trascendente non dà, non può dare risposte sul quotidiano, sull'agire. Ma ti regala un'identità. La stessa che la politica, questa politica così pigra, non è in grado di disegnare.
Parli di politica ma in realtà stai parlando della sinistra. Non è così?
Sì. Della sinistra, e diro di più: della sinistra radicale, della sinistra anticapitalista. L'unica credo che voglia e possa diventare un'interlocutrice di chiunque si trovi fuori dai processi di accumulazione. L'unica che può e deve presentarsi nelle banlieu.
In che forma?
Il punto è proprio questo: il ritorno della politica deve avvenire con forme da reinventare. Con loro. Siano i ragazzi delle banlieu siano i disperarti italiani dei call center. Non farlo, significherebbe non aver capito cosa sta avvenendo attorno a noi. La crisi di civiltà non è lontana. Ne parla lo tsunami, ne parla la tragedia di Katrina a New Orleans. Ne parlano le banlieu incendiate.
di Stefano Bocconetti (lunedì 7 novembre)"
Interessanti anche le parole di tale Jacques Le Goff , lette su :
che offrono una lettura interesante del fenomeno, affrontandola in termini globali :
" (...) Sono "organizzati" questi giovani, come sostengono le autorità?
"Non credo. Si tratta piuttosto di fenomeni di contagio, di imitazione, che fanno sì che le violenze si propaghino all'interno della regione parigina".
Come andrà a finire?
"Sono ottimista e ma anche pessimista: ottimista perché non credo che si arriverà a una violenza generalizzata; pessimista perché le cause profonde del disagio di questi giovani dureranno ancora a lungo, almeno fino al 2007, ovvero fino a quando al potere ci sarà Chirac. Fino a quella data, lo stato sarà incapace di trovare soluzioni adeguate".
Da Rio a Nairobi e da Parigi a Roma? Crede che un giorno non troppo lontano si parlerà di mondializzazione della violenza nelle periferie?
"Può darsi. Ma al momento quello che accade nelle favelas brasiliane è molto diverso da quanto accade nelle banlieues parigine. Ma non possiamo escludere che queste differenze vadano assottigliandosi".
Non pensa che nell'era della televisione uno dei motivi che spingono alla devastazione e al saccheggio sia quello di apparire in video?
"Sicuramente. Credo tuttavia che nelle periferie parigine la violenza non sia un fine ma un mezzo: è lo strumento di rivendicazione per portare i problemi di una generazione sulla pubblica piazza".
(7 novembre 2005) "

۞ stella di satana

giovedì, novembre 03, 2005

Pensieri fugaci 05


Foto : prato vicino all'autostrada per Alicante (Valencia, Spagna)
© stella di satana, Posted by Picasa
Conserviamo, dormiente come una spora, il desiderio di paternità? Credo di sí.
Dopo aver visto Bowling for Columbine il mio desiderio si è affievolito sul serio. Un non-film, un non-documentario per certi versi banale, tuttavia lo spettro dell'Impero raccontato da Antonio Negri e Michael Hardt rimane, incombe su di noi, oscura con ombre brune ed allungate i prati verdi nei giardini da rinnovato borghese piccolo piccolo. L'estate scorsa ho mangiato una fragola che sapeva di "aroma di fragola"; con che accidenti l'avranno annaffiata? Sarà vero che - come sostengono Hans-Hulrich Grimm e Beppe Grillo - "la globale produzione mondiale di fragole basterebbe appena a coprire il 5% del fabbisogno statunitense di prodotti a base di fragola" ?
Con che coraggio mettere al mondo un figlio? Chiarisco : in un "mondo come questo". L'adozione come un "limitare il danno" commesso da qualche scellerato? Forse - mi dico a volte - questa è l'unica scelta valida.
۞ stella di satana

Giochi proibiti di parole 02


Foto : Used a 8 Km (Aragon, Spagna)
© stella di satana, Posted by Picasa

Non solo tra le lingue latine si verificano giochi di parole divertenti (come la caña o la lupa castellana), imbarazzanti (come la pila portoghese) o macabri (morbido nelle lingue iberiche).
Ci si mettono pure le lingue germaniche con un tranquillo paesino spagnolo di poco piú di 400 anime!

http://www.aragonesasi.com/zaragoza/used/index.php

۞ stella di satana

mercoledì, novembre 02, 2005

Pensieri fugaci 04


Foto : bosco bruciato (Aragón, Spagna)
© stella di satana, Posted by Picasa
Nel passaggio dalla Classicità alla Modernità alcuni concetti vengono filtrati, subiscono un rinnovamento, mentre altri svaniscono. Svanisce, prima tra tutti, la sacralità della Natura, emblematico l'esempio del bosco : da luogo misterioso in cui l'uomo avanza per passi timorosi, a metro quadrato utile per la produzione di legname. Oggi la Natura è un malato, un'entità da assistere, a volte addirittura da correggere.
Correggiamo e sprofondiamo nel vuoto che abbiamo creato; non v'è piú un rifugio fisico per l'Uomo, né per streghe e folletti. Non concepiamo piú l'Uomo come una creatura che si ritaglia uno spazio razionale nell'irregolare paesaggio naturale, bensí osserviamo la Natura che come un mendicante chiede qualche ettaro per sopravvivere tra strade e cartiere.
۞ stella di satana

martedì, novembre 01, 2005

Politiken 05


Foto : lampada a Valencia (Spagna)
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È giusto occupare una casa?
Questa domanda sta dividendo la maggioranza che governa Bologna; il sig. Cofferati - forse contro la sua volontà - sta perdendo il consenso della sinistra radicale e guadagnando quella della Bologna bene.
Ma la discussione attorno a questo tema sta mettendo a dura prova la pazienza di altri sindaci del mondo, alcuni tirati per la camicia dal tanto nominato scontro di civiltà. In questi giorni, il sindaco di Jun (Granada, Spagna) si scontra con famiglie gitane che hanno occupato illegalmente venti appartamenti.
In questa epoca post-moderna, in cui tutti i valori sono stati affondati dai movimenti del Re Elvis Presley, il bikini , la merda d'artista di Piero Manzoni, dall'urinatoio di Duchamp e - definitivamente - dal '68 non sarà necessario ri-fondare la Morale ? Dovremo, prima o poi, sradicare il concetto di legalità da tutte le sovrastrutture di matrice borghese che agiscono a livello cosciente ed incoscente? Devono essere i cosiddetti no-global a rifondare la Morale? Non vi sembra che sulle loro spalle gravi un peso che andrebbe ridistribuito tra tutti noi? Abbiamo bisogno di vedere la polizia che fa sgombrare un edificio a Marghera come a Jun per fermarci a pensare ed imparare ad indignarci di fronte al creativo falso in bilancio? Quante scuole e quanti ospedali si sarebbero potuti costruire con le tasse evase da centinaia di uomini d'affari? Avremo mai il coraggio di chiamarli con l'epiteto che meritano : ladri?
۞ stella di satana